domenica 9 marzo 2014

Decreto Filiazione, una enorme e involontaria coincidenza. Gli esecutori e i mandanti sono noti

Ora che son passati due mesi dalla porcata di capodanno, si ha la sensazione che quanti hanno scommesso sulla tipica arrendevolezza degli italiani di fronte ai soprusi della casta stiano avendo ragione. Sul decreto filiazione, infatti, è calato il silenzio di molti.

Si sa, la rassegnazione del Popolo è sempre stata la più grande alleata del potere assoluto e, a ben vedere, il mostro che ha partorito le nuove norme ha assunto le sembianze di un sonnacchioso vecchietto che, a fine carriera, si mette al servizio del più forte.

Sul tema - che si sappia - la rabbia monta, e nessuno sulla faccenda ha messo la parola fine. Prima o poi il prof. Cesare Bianca - o la relatrice Velletti, che a giudicare dal video in home page appare dotata di maggiori energie discorsive - dovranno spiegare ai cittadini i dettagli, "chi ha deciso cosa", e perchè, e sotto quale superiore dettatura, si sia deciso di andare oltre la delega del governo per cambiare una legge che in Parlamento (ossia nella sede deputata a farlo) si stava cercando di migliorare già all'indomani della sua entrata in vigore. 

Si badi, queste spiegazioni non sono eventuali e discrezionali, ma obbligatorie, qualora vengano richieste nelle sedi opportune.

Per giudicare con serenità il lavoro svolto dalla commissione Bianca, non è necessario assumere un atteggiamento di parte, ma è sufficiente pensare come un investigatore di fronte ad un immaginario delitto in cui il sicario è noto, ed il mandante si nasconde dietro un velo di malcelata oscurità.

In primis, col "cadavere" ancora caldo (adesso i resti della L. 54 sono ben custoditi in una cella frigorifera, in attesa dell'autopsia), si esamineranno le modifiche sostanziali al Condiviso (il "delitto") apportate dal testo e ci si pone una domanda: cui prodest ?

Chi trae vantaggio ? 

Ci si permetta uno sfoggio di cultura classica. La frase di Medea (figura della mitologia greca) nell’omonima tragedia di Seneca (versi 500-501) va riportata interamente: “cui prodest scelus, is fecit”, cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”. Il concetto espresso da Medea è alla base di ogni ricerca investigativa: la scoperta di un possibile movente favorisce anche la scoperta del colpevole, o comunque limita il numero dei sospettati.

In un omicidio si studiano le cause della morte (pistola, coltello, bomba, veleno etc), il movente e i soggetti che, in qualche modo, sono beneficiati dal delitto (qualcuno riceve una eredità, l'assicurazione sulla vita paga una somma cospicua ai superstiti, la vedova/il vedovo si godono la nuova vita con la giovane amante etc). Nel caso del decreto filiazione il decesso della vittima (il Condiviso) è dovuto a quattro "ferite" a punta di falce e martello: il primo fendente è stato sferrato all'altezza della residenza prevalente dei figli (ossia al cuore), il secondo dritto al cervello (per esattezza nel cervelletto, sede deputata all'arbitrio di trasferire la stessa residenza), il terzo colpo è stato inferto nella giugulare (ascolto del minore) e il quarto (affidamento a terzi barra case famiglia) ha colpito le casse dello Stato, cioè tutti noi.

Quattro fendenti dritti al corpo della legge, tutti e quattro mortali.

Fin qui le cause della morte. Adesso tocca individuare il movente, e qui viene il bello, perchè nel caso in questione c'è poco da chiarire: il Condiviso rompeva i cosiddetti, era indisciplinato, non stava ai patti e, per di più, metteva in dubbio la gerarchia del potere familiare. 

In un tribunale politicizzato e di sinistra, retrogrado come il 90% delle sezioni civili, tutto questo equivale ad uno sgarro punibile solo con la morte.

Per finire, torniamo alla domanda di cui al mito di Medea: cui prodest ?

Anche qui i dubbi sono pochi. Oltre al boicottaggio del mantenimento diretto, le più frequenti motivazioni di lagnanza in corte di appello e cassazione - statistiche alla mano - sono sempre state quattro: il domicilio prevalente, il disaccordo a trasferire la residenza dei figli (specie a grandi distanze), la pretesa di ascoltare i figli e i loro desideri in merito ai tempi di permanenza e la strenua opposizione agli allontanamenti facili in case famiglia. Nessuno dubita dell'Avvocatura, che sui ricorsi fonda un buon fatturato, così come degli psicologi, ugualmente impegnati a prestare la propria opera nelle separazioni.

Per cui l'attenzione si sposta sui magistrati (con l'immancabile corollario degli assistenti sociali):bisognava emanare un decreto che, agli occhi di tutti, nascondesse ciò che è veramente: una enorme "sanatoria" per i giudici di merito sui sette anni di prassi illegittime tipiche del falso condiviso. Inoltre, era necessario limitare il carico di lavoro causato dai ricorsi in appello e cassazione.

A questo si sarebbe prestata la Commissione Bianca, a meno che l'anziano professore e la valente relatrice non ci dimostrino che si tratti di una enorme e involontaria coincidenza.

link: http://www.adiantum.it/public/3513-decreto-filiazione,-una-enorme-e-involontaria-coincidenza.-gli-esecutori-e-i-mandanti-sono-noti.asp

commento di Gerardo Spira

Sostengo da oltre cinque anni, con scritti di contenuto ben documentato davanti alla giustizia minorile di Roma, che le istituzioni,magistrati e servizi,si sono accorte del grandissimo danno che stavano procurando con le insane decisioni e delle responsabilità personali a cui stavano andando incontro, nel caso di possibile assunzione della responsabilità civile da parte del parlamento, per cui hanno corso ai ripari, col solito sistema della manipolazione del decreto attraverso la longa manus dei galoppini d´occasione. Non si salveranno ! Non si sono resi conto che la legittimazione degli errori della giustizia italiana è una vigliaccata che ora dovranno ammantare nelle aule di giustizia anche con i loro figli. Intanto quest´ultimo neo ha macchiato, in modo irrimediabile, il buon nome e la brillante scienza del prof. Bianca.La famosa culla della civiltà è stata svuotata e riempita di nefandezze giuridiche.

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