L’altra mattina al bar della stazione si era seduta con noi l’assistente sociale, mia amica, che doveva andare al Tribunale di Forlì per una pratica. Sapeva già che l’uditorio con lei era ben disposto e ne approfittò per sfogare tutte le frustrazioni del suo lavoro. Un lavoro pagato un quarto di quello di un medico e la metà dello stipendio da psicologo per far fronte a mille impegni e mille responsabilità nella più completa solitudine...
continua: www.leggioggi.it/2013/09/14/lassistente-sociale-coi-tre-amici-si-interrogasul-suo-mestiere/
Gerardo Spira
RispondiElimina16 settembre 2013 alle 06:17
Vero, la riforma sanitaria in materia sociale è rimasta al palo, ferma ai propositi del DPR 616. Le regioni, le province ed i Comuni si sono accaparrati la delega, senza affrontarla con la cosciente responsabilità degli effetti. Gli assistenti sociali sono una conseguenza della mala gestione e i cittadini ancora corrono per servizi che sono previsti nei propositi della legge. Che fare ? Se un cittadino si ribella a questa situazione viene additato come antidemocratico, fomentatore di rivolte etc; se se ne sta in silenzio e attende la grazia viene definito un cittadino di serie B,d’intralcio al processo evolutivo della democrazia; se si astiene viene definito un opportunista perchè a lui gli stanno bene tutte le soluzioni. Così è anche per i lavoratori. L’assistente sociale di Forlì, non si è organizzata e attende come le altre che le fanno la grazia. La democrazia non è un santuario, ma un’idea in movimento. Quando i cittadini avranno preso coscienza di quest’idea, allora tutti avremo trovato la via per rivendicare diritti.