lunedì 1 settembre 2014

Il reato di "Impedimento doloso alla cura filiale". Il codice non lo prevede, ma molti lo commettono

I contenuti di questo studio sono il frutto delle sinergie e tra il mondo associativo e il mondo delle professioni. In particolare, questo lavoro nasce dalla collaborazione di ADIANTUM – Associazione Di Associazioni Nazionali per la Tutela del Minore -, CESTUT – Centro Studi per la Tutela della famiglia genitoriale -, ANFI – Associazione Nazionale Familiaristi Italiani - PSICHE, IUS ET LABOR – Associazione di Psicologia Giuridica e del Lavoro -, Associazione OPERA di GIUSTIZIA e PERSONA E DANNO.

L’obiettivo di questa relazione è quello di “codificare” le caratteristiche tipiche di una fattispecie di reato, ampiamente diffusa in Italia, ma non ancora disciplinata nel nostro ordinamento.

La legislazione attuale si è dimostrata particolarmente sensibile nella previsione e repressione di alcune tipologie di reati particolarmente odiosi. Ad esempio, nella sezione di cui al titolo XII del codice penale (Delitti contro la persona) trovano disciplina reati specifici riguardanti la prostituzione minorile, la pedopornografia, e le iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600 bis, ter, quinquies).

continua: www.adiantum.it/public/752-il-reato-di-impedimento-doloso-alla-cura-filiale.-il-codice-non-lo-prevede,-ma-molti-lo-commettono.asp

1 commento:

  1. scritto da Gerardo Spira

    La cultura dovrebbe essere imposta, specialmente quando è posta sotto le cure della magistratura. A certi giudici, con nome e cognome, va fatta tracannare, perché l´impedimento doloso e la sottrazione avviene sotto la loro irresponsabile guida e col loro concorso. Noi abbiamo il caso di un minore che oltre ad avere subito maltrattamenti e abusi in casa materna è stato sottratto ai rapporti col padre e da oltre un anno. Il ragazzo si sente col genitore per telefono e per farsi vedere gli manda le foto . L´orditura, collusione o corruzione?, è stata messa a punto da una specie di collegio, presieduto dalla dott.ssa M., altra scienza infusa della Magistratura italiana, la quale ha disposto un percorso protetto senza accorgersi che il minore,per una malattia rara, non poteva sostenerlo. A distanza di un anno e mezzo il minore, pur restando lontano dal padre, ripete le stesse cose e domanda al padre perché lo hanno messo in castigo. Questo genere di magistrato si tiene lontano dal provvedimento che ha dichiarato definitivo, facendo confusione sulla natura del provvedimento che cade sotto la sua responsabile vigilanza, fino all´esito finale, essendo in corso e sospesi gli effetti della sua decisione. Abbiamo rispetto della Giustizia, ma non di questi magistrati, che vanno tenuti lontani dal mondo del diritto.

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